Istanza di fissazione: necessità o trabocchetto?

Scritto il 15/12/2012, 02:12.

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immagine senza copyrightIl codice del processo amministrativo, adottato con D.Lgs. 2 luglio 2010, n. 104, si caratterizza, come noto, per un complessivo riordino della materia, consistente, per un verso, nella razionalizzazione e unificazione della precedente e frammentata disciplina processuale e, per altro verso, nel recepimento e nella codificazione di orientamenti pretori che erano fioriti nel solco di vuoti normativi.

A questa meritevole risistemazione si accompagna, sorprendentemente, la conferma di un istituto che, pur facendo parte della tradizione del processo amministrativo, risulta obsoleto e anacronistico. Mi riferisco all’istanza di fissazione, la cui presentazione continua a condizionare la trattazione della causa, tanto che il suo mancato deposito nel termine massimo di un anno dal deposito del ricorso porta alla automatica estinzione del processo per perenzione.

Accade così che l’occasionale frequentatore dei T.A.R. che non abbia letto l’art. 71 c.p.a. penserà di aver esaurito gli adempimenti con la notifica e il successivo deposito di un ricorso che già contiene delle domande al Giudice e dunque un “impulso processuale”; e tuttavia costui aspetterà invano la fissazione dell’udienza.

Non solo, trascorso un anno, tale difensore disattento o, se vogliamo, vittima di una norma inutile, si vedrà recapitato l’avviso di deposito del decreto di perenzione.

La auspicata semplificazione e razionalizzazione del rito, insomma, mal si concilia con il mantenimento di un istituto che impone di presentare in giudizio un atto ulteriore che non ha altra funzione se non quella di palesare un interesse, quello alla trattazione del ricorso, che già discende per definizione dalla proposizione della azione.

Sarebbe stato dunque ammirevole che uno dei due decreti correttivi che hanno fatto seguito al codice del processo avesse cancellato l’istanza di fissazione, o, quantomeno, la necessità di presentarla al momento dell’introduzione del processo.

Avv. Paolo Caruso

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