Assicurazioni, motori-rincari e dolori
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Qual è in Italia la situazione per un assicurato Rc Auto o Rc Moto?
Un quadro poco confortante emerge confrontando i dati tratti da un recente studio Adoc (Associazione per la difesa e l’orientamento dei consumatori) con quelli esposti durante un’audizione al Senato della Repubblica da Antonio Catricalà Presidente dell’Antitrust.
Se si confronta il nostro mercato con quello di altri paesi europei il divario è lampante: da noi, i costi per assicurarsi sono più alti di circa il 40 % (contro i 407 € spesi in media per una polizza in Italia vi sono 222 € spesi in Germania e 172 € in Francia!).
Perché?
Le associazioni italiane dei consumatori puntano l’indice contro due cause principali: la scarsa concorrenza nel settore e la mancanza di controlli adeguati sugli “incidenti-truffa”.
Le frodi sono anche le principali attenuanti usate dall’Ania (Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici) per difendere l’operato delle compagnie assicuratrici: su dieci rimborsi stanziati, tre in realtà andrebbero ad automobilisti-truffatori.
D’altra parte la reazione più conveniente per le assicurazioni è quella di liquidare il sinistro piuttosto che farsi carico delle spese di relative cause e indagini.
Così, alla fine, i costi delle polizze lievitano a danno dei consumatori onesti.
È unicamente sulle loro spalle e sui loro portafogli, secondo il giudizio finale di Catricalà, che si scaricano le inefficienze gestionali del settore, principali cause delle disfunzioni nel mercato italiano e delle disomogeneità di trattamento dovute all’area geografica e al profilo dell’assicurato. Infatti, il settore assicurativo resta immune da perdite anzi per la fine del 2011 prevede addirittura una crescita di un 3% approssimativo.
Questo perché, nonostante i sinistri diminuiscano, le polizze auto rincarano e anche se il ramo vita si contrae, i riscatti restano superiori alla raccolta premi.
La solidità economica permette alle assicurazioni di investire circa 226 miliardi di euro in titoli di stato italiani: una leva che può essere usata per fare pressione.
Tra le ricette delle assicurazioni per contenere i prezzi, oltre all’adozione della disciplina europea per la microinvalidità, alla lotta alle frodi e a riportare a 4 anni fa la situazione bonus-malus, si è proposta l’introduzione di un’unica tabella nazionale per le invalidità gravi. La tabella servirebbe a fissare somme precise come rimborso per corrispondente livello di invalidità.
In realtà, la Cassazione, con la sentenza 12408 del 07/06/2011, aveva esteso a tutti i tribunali italiani i criteri in uso nel Tribunale di Milano per risarcire le vittime di invalidità permanenti e per i danni morali da morte. In tale sede, rispetto alla media italiana, i rimborsi erano particolarmente consistenti. Il Parlamento però a settembre, riesumando un articolo mai entrato in vigore del Codice delle Assicurazioni private (l’art. 138) che prevedeva un’unica tabella nazionale da aggiornarsi annualmente, ha approvato nuove tabelle.
Se ci sarà parere positivo anche del Consiglio di Stato i nuovi standard entreranno in vigore al posto di quelli “milanesi”, riducendo del 50% il risarcimento per ogni punto di invalidità permanente.
Le compagnie assicurative ringraziano e davanti a un così ampio margine di profitto ipotizzano, in via teorica, una riduzione media di 50-75 euro a polizza.
Basterà a soddisfare il consumatore o si prospetta per chi vuole risparmiare un ritorno alla “bicicletta e pedalare”?
Andrea Berri
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