DL Liberalizzazioni. Molto rumore per nulla
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“Le tariffe sono state già sostanzialmente abrogate dal 2006, mentre il tirocinio all’Università esiste già da anni, anche se solo per alcune professioni. Anche il contratto con il cliente non è una novità, essendo già entrato nelle manovre d’estate. Quanto all’assicurazione obbligatoria per la responsabilità professionale, è stata solo anticipata di qualche mese”.
Lo ha dichiarato il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Avv. Ester Perifano, e come non si può essere d’accordo con lei? Purtroppo, anche il c.d. “governo dei tecnici” ha dato prova di seguire indicazioni provenienti da astratti “studi” di stampo economicista probabilmente di matrice confindustriale, anziché ascoltare le categorie interessate tra cui la nostra.
Proprio questo credo che sia il rimprovero più grande da muovere ai partiti e ai governi che si sono succeduti negli ultimi 20 anni: non sapere ascoltare il paese finendo così per varare riforme inutili se non dannose. L’‘agenda’ in materia di giustizia non può e non deve più essere dettata da situazioni contingenti, definite volta per volta urgenti sol perché coinvolgono interessi peculiari di alcuni.
Molto spesso l’avvocatura si è autoflagellata rimproverandosi i suoi mali endemici, quali la divisione al proprio interno e la scarsa capacità di incidere sulle riforme parlamentari, ma questa volta non è andata così: sin dal Congresso di Genova l’OUA, il CNF, le associazioni forensi e gli ordini si sono mosse in maniera unitaria indicando al “palazzo” le esigenze del nostro sistema giudiziario e della nostra professione.
Ancora una volta, invece, il Governo anziché prendere atto di tali chiare richieste e procedere ad una vera riforma della nostra professione, retta da una normativa vecchia di quasi 80 anni, ha scelto la strada di varare delle norme demagogiche quanto inutili.
Non voglio in questa sede ripetere argomentazioni critiche più volte sviscerate su tali miniriforme già ben sintetizzate nell’intervista a Ester Perifano, quanto invece sottolineare in maniera propositiva quelli che avrebbero dovuto essere gli interventi urgenti per rilanciare la nostra professione e dunque anche l’economia del paese per la parte che ci riguarda.
Sinteticamente: il primo passo a mio avviso sarebbe quello di introdurre il numero di accesso programmato alla facoltà di giurisprudenza fondato sulla capacità di assorbimento del mercato nel comparto giudiziario (avvocati, magistrati e personale giudiziario) e notarile.
Sarebbe poi necessario introdurre degli incentivi fiscali per lo svolgimento della professione attraverso gli studi associati, favorendo così l’ingresso dei giovani alla professione e nel contempo cercando di limitare l’attuale costosa polverizzazione degli studi.
Sarebbe, inoltre, a mio avviso indispensabile introdurre un controllo di qualità degli studi attraverso un sistema di certificazione di qualità calibrato sulla professione legale demandando il controllo alle associazioni forensi.
Introdurrei anche un contratto collettivo negoziato periodicamente tra il Ministero di Giustizia e le associazioni forensi per tutte le attività che l’avvocatura svolge in ambito giudiziario (dalle difese di ufficio al gratuito patrocinio e a ruoli di curatore o di magistrato onorario).
Infine, procederei a una seria riforma del procedimento disciplinare che consenta di sanzionare e allontanare tanti colleghi che disonorano la nostra professione.
Insomma, le idee non mancano quel che non si riesce a comprendere è perché il sistema politico si ostini a non ascoltarle preferendo affidarsi ad oscuri quanto impreparati “consiglieri”.
Avv. Stefano Rubeo
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