Il Congresso Forense straordinario secondo l’Avv. Stefano Rubeo

Scritto il 10/04/2012, 08:04.

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Il Congresso Forense straordinario di Milano secondo l’Avv. Stefano Rubeo,
Delegato dell’Ordine di Roma al Congresso Forense

L’esito del Congresso Straordinario dell’Avvocatura italiana può essere sintetizzato nella sola parola NO:

no all’abolizione delle tariffe; no alle società di capitali con soci non professionisti; no al nuovo regime del praticantato; no al futuro sistema previdenziale per le Casse autonome; no alla media conciliazione (con tanto di proposta di raccogliere le firme per un referendum abrogativo della legge); no ai Tribunali delle imprese; no alla nuova geografia giudiziaria anche quando riduce e razionalizza l’assurda quantità di sedi giudiziarie; no alla libertà del cittadino di rinunciare alla difesa per i processi di valore inferiore ai 1100 euro; no alla riforma dell’ordinamento forense “per regolamento”.

Con lo slogan “i diritti non sono merce”, gli avvocati convenuti a Milano hanno voluto dimostrare di voler combattere la visione “mercatistica” (termine coniato da Giulio Tremonti) della professione.

Non entro nel merito dei singoli argomenti deliberati che andrebbero trattati con maggiore respiro, ma una considerazione generale si impone: il metodo di gestire la politica forense in questi anni è stato fallimentare e il Congresso che, come sappiamo, si è tenuto dopo ben 8 giorni di astensione dalle udienze non ha fatto altro che confermare tale considerazione. A Milano le rappresentanze ufficiali della professione forense in particolare OUA e CNF a mio avviso ancora una volta hanno fatto perdere una occasione di gestire il cambiamento agli avvocati italiani.

Infatti, come ha più volte richiesto l’ANF nazionale e lo stesso Segretario Generale Avv. Ester Perifan, credo che sarebbe stato assai più utile se il Congresso, avesse indirizzato i propri lavori solo su alcuni aspetti specifici ed urgenti, necessari a riempire di contenuti i regolamenti attuativi delle norme già approvate dal Parlamento, e per i quali lo stesso Ministro Avv. Paola Severino aveva sollecitato delle risposte da tutte le componenti dell’Avvocatura.

Invece a Milano, anziché a delle risposte, abbiamo assistito ad una chiusura da parte dei vertici dell’Avvocatura attuata mediante la “blindatura” della commissione mozioni controllata e gestita solo da rappresentanti dell’Ordine di Milano, dell’OUA e del CNF che non hanno consentito ai delegati neppure di esaminare le ben 60 mozioni presentate da tutta Italia, alcune delle quali contenevano quelle proposte e non solo quel NO generalizzato e alla fine qualunquistico e privo di efficacia che è stato costretto dai suoi vertici a deliberare il Congresso Forense.

Tutto questo certamente non fa altro che delegittimare “in primis” l’OUA lasciando lo scomodo ruolo di rappresentare l’Avvocatura Italiana di fronte al Governo e al Parlamento solo alle associazioni forensi più responsabili ed attive tra le quali ANF e AIGA che da subito hanno promesso al Ministero di portare le loro concrete proposte.

Un’amara considerazione finale: è triste osservare come il Ministro-Avvocato dalle parcelle milionarie ignorando il Congresso non presenziando ai suoi lavori, abbia dimostrato scarso interesse ed amore verso la propria categoria rifiutandosi di confrontarsi con i suoi colleghi.

Ma a questo punto tutto ciò sembra solo uno scontro tra sordi che alla fine non potrà che danneggiare non solo gli avvocati ma tutti i cittadini italiani ed il funzionamento della Giustizia.

Avv. Stefano Rubeo

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