Come forma e contenuto, regola e libertà sono facce della stessa medaglia

Scritto il 15/10/2012, 01:10.

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Le regole, oltre a contenere stati d’animo, impulsi e decisioni, consentono di vivere la libertà in maniera autentica e personale. Nel presente articolo sarà utilizzata la metafora della pratica aikidoistica e di alcune discipline orientali per studiare un’applicazione dell’importanza della regola in funzione della libertà connessa all’azione fisica, morale e spirituale.

La parola “Aikido” formata da tre ideogrammi: “Ai” (ovvero unione, relazione, rapporto con sé stessi e con gli altri) “Ki” (energia, vitalità) e “Do” (ricerca che l’uomo percorre nella vita col fine di comprendere il proprio vero io) potrebbe essere parafrasata come “La ricerca vitale del sé nella relazione con gli altri e con l’universo”.

La pratica aikidoistica è adatta sia agli adulti che ai bambini. All’interno della lezione di aikido per bambini le regole, nel gioco, assumono la forma di decisioni, turni, gare e rituali. Attraverso il gioco le regole vengono riconosciute. Sia il gioco che le regole permettono di creare legami, di costruire uno spazio interno ed esterno che sia condiviso e ad apprendere la perseveranza, la creatività e l’autonomia, atteggiamenti psicologici necessari all’apprendimento (Atti del convegno, Roma 2010, “I processi formativi dell’aikido”).

La libertà, la creatività, l’autonomia non possono esistere se non all’interno di un codice di regole condiviso. Solo dopo aver imparato una struttura siamo liberi di muoverci. A tal proposito gli otto rami del Raja Yoga, altra disciplina orientale, sono una serie progressiva di gradini che purificano la mente e il corpo, partono da una sequenza di divieti e osservanze (doveri) morali per giungere gradino dopo gradino verso la liberazione.

Lo Shodo, ultima disciplina presa in esame, è un quadro che ci rappresenta. Più arricchiamo la nostra interiorità e più il quadro si impreziosisce di sfumature. Per imparare a scrivere occorre imparare regole e tecniche, si devono padroneggiare tutti gli strumenti adatti. Senza la padronanza del pennello, della carta, dell’inchiostro, dello spazio e del ritmo, non potrà esserci libertà espressiva. Una volta acquisiti tali strumenti e regole si è pronti a scrivere liberamente. (N.Nagayama, 2005).

Per concludere e riprendere gli insegnamenti aikidoistici, ognuna delle regole terrestri, morali e celesti osservate nella pratica, ha il fine ultimo di elevare l’individuo verso una profonda libertà d’agire e sentire la realtà. Le regole terrestri riguardano il contatto con la terra e si traducono nella consapevolezza del sentire la terra sotto i piedi, e come il corpo percepisce le sensazioni date da tale contatto. Le regole morali sono date da una condizione mentale in cui il sé non si contrappone, non giudica, non compare e non compete, stato simile a due innamorati che stanno insieme seppur diversi. Le regole celesti rimandano alla centratura rispetto al proprio essere, alla regolazione del respiro che porta a uno stato di concentrazione e conseguente meditazione e quindi all’unione con il creato. Tali regole consentono il contatto tra terra-cielo, dentro-fuori, interno-esterno, uno e molteplice. “Rispettando le regole celesti, poiché il nostro fine è contribuire al miglioramento dell’universo, conquistiamo piena libertà d’azione e comprensione” (Tata Sensei, Raduno Internazione-La Spezia 2012).
Le regole possono essere definite, anche, quali strettoie indispensabili per accedere a uno spazio più ampio.

Muoversi in libertà? Il tutto e la parte… partiamo da centro:

Da bambini eravamo tutto centro, non avevamo consapevolezza degli arti, delle mani e dei piedi. Ci muovevamo come un pezzo unico. Lentamente abbiamo cominciato a prendere dimestichezza e a usare con destrezza le nostre estremità, come suonare uno strumento musicale. E lentamente ci siamo anche dimenticati del nostro centro. L’arte dell’aikido consente di riprendere il nostro centro e ricominciare da ciò, un viaggio a ritroso senza aver dimenticato quello che abbiamo acquisito. Senza la consapevolezza della potenza del centro “Tanden” sede dell’energia vitale, localizzato tra l’ombelico e il pube, tutte le tecniche praticate sono solo azioni, con il suo utilizzo diventano essenze, e permettono di liberare la nostra vera sostanza. (Dall’insegnamento del maestro Dionino Giangrande, VI Dan).

Qual è la differenza tra l’essere: Liberi di … e Liberi da …?

Essere liberi di vincere, competere, uccidere, tradire, rende schiavi delle pulsioni.
Essere liberi dal cibo, dalla paura, dalle ossessioni, dall’energia sessuale, fortifica il carattere perché permette all’individuo di fare a meno di qualcosa. Essere libero dalla competizione, libero dal bisogno di vincere. (Dall’insegnamento del maestro Fabrizio Ruta, VI Dan).

Dr. Mimma Chiara Cavarra, Psicologa

Si ringraziano:

il Maestro Tata, IX Dan;

tutta la direzione dell’Aikikai (Ente Morale D.P.R. 526, del 08/07/1978);

il Maestro Dionino Giangrande, VI Dan;

il Maestro Fabrizio Ruta, VI Dan;

il Maestro Lorenzo Casadei, III Dan.


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