È legittimo il decreto di rimpatrio della prostituta?

Scritto il 26/01/2012, 11:01.

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L’attuale orientamento della giurisprudenza amministrativa in materia di esercizio della prostituzione si rileva alquanto ondivago e contraddittorio.

Infatti, una recente pronuncia emessa dal Tar Umbria Sez. I 1/10/2010 n. 476 ha annullato il decreto di rimpatrio con divieto di rientro emesso dal questore di Perugia, nei confronti di una meretrice straniera, ai sensi della legge 1423/56, il cui articolo 1 definisce come pericolose per la sicurezza pubblica le persone:

a) abitualmente dedite a traffici delittuosi;

b) che vivono abitualmente, anche in parte, con i proventi di attività delittuose;

c) dedite alla commissione di reati che offendono o mettono in pericolo l’integrità fisica o morale dei minorenni, la sanità, la sicurezza o la tranquillità pubblica e che (ai sensi del successivo art. 2) sono pericolose per la sicurezza pubblica e si trovano fuori del proprio luogo di residenza.

Questa sentenza afferma che, non essendo la prostituzione reato, non può essere considerata né traffico delittuoso né avente proventi delittuosi, né reato contro i minori, la sanità, la sicurezza e la tranquillità pubblica (essendo una condotta lecita); anche se il provvedimento era motivato sul pericolo per la circolazione e il disturbo alla pubblica quiete, in questa sede ritenuti insussistenti, in quanto il questore non aveva dimostrato che la peripatetica avesse commesso effettivamente reati inerenti l’ostacolo alla circolazione o al perturbamento alla pubblica quiete.

Risultava, in effetti, un richiamo a “precedenti” della ricorrente, ma non veniva precisato nell’atto in che cosa consistessero tali presunti “precedenti”, sicché il Tar Umbria nel dare ragione alla prostituta extracomunitaria condannò la questura di Perugia a rimborsare € 3.000,00 di spese in favore della suddetta.

Al contrario in questa stessa materia il Tar Lazio Sez. I Ter 7/12/2010 n. 35545 ha affermato che a giustificare il foglio di via sia sufficiente l’accertato esercizio della prostituzione in luoghi pubblici, con offerta incondizionata a chiunque e senza alcuna cautela, perché da ciò può dedursi la commissione di reati contro la moralità pubblica e il buon costume, con riferimento all’articolo 527 cod. pen. (delitto di atti osceni in luogo pubblico), aggravato dal possibile ed anzi probabile verificarsi di incidenti stradali, visto che la peripatetica fu rintracciata su strada statale ad alta densità di traffico non solo locale (Via Salaria).

Avv. Marco V. Santonocito

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