Il labile confine tra economia legale e illegale – Intervista ad Antonio Turri, referente LIBERA LAZIO

Scritto il 3/03/2012, 03:03.

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Le mafie: un complesso fenomeno sociale, economico e politico, oltre che un pericoloso sistema criminale.

Breve intervista ad Antonio Turri, membro della Commissione criminalità economica istituita presso il Cnel e referente regionale del Lazio dell’associazione “LIBERA” nomi e numeri contro le mafie.

 

Perché è stato importante introdurre l’articolo 416-bis c.p.?
Con l’introduzione nel nostro codice penale dell’articolo 416-bis, Il legislatore ha voluto sanzionare quel complesso fenomeno criminale che definiamo mafia.
Le mafie, prima della fattispecie prevista e punita dal 416-bis, erano negate o ridotte al solo rango di associazioni criminali e quindi sottovalutate.
Oltre a costituire un pericoloso sistema criminale, le mafie rappresentano, in vastissime aree del nostro Paese, un complesso fenomeno sociale, economico e politico.
Sono ormai diventate forme di criminalità organizzata capaci di inglobare pezzi di economia e di politica. Senza la presenza di questi ultimi due elementi non si può parlare di associazione mafiosa ma di sola criminalità organizzata che è un fenomeno presente in quasi tutti i paesi della terra.
Giova ricordare che il 416-bis prevede che: “l’associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per gli altri”.
I mafiosi, a differenza di quanto comunemente si crede, possono delinquere, anzi spesso accade, senza far uso delle armi. L’uso delle armi è solo considerato ai fini dell’aumento della pena.
Quindi, si può costituire o partecipare a un’associazione di tipo mafioso senza utilizzare o possedere armi o esplosivi. E questo, a mio parere, lascia intendere come le mafie siano anche un fenomeno di tipo sociale, capace di travalicare il pur non secondario aspetto criminale.
Le mafie tendono a trasformarsi in sistema culturale sui territori ove agiscono e si radicano. È stata questa, a mio avviso, la vera intuizione del legislatore nel formulare la norma prevista dal 416 bis.

Nel corso degli anni, le misure volte a colpire i patrimoni dei mafiosi hanno perso d’efficacia. Perché?
Le mafie, proprio perché costituiscono un modo di fare economia e politica, seppur di tipo criminale, hanno risposto all’attacco portato da quei pezzi di Istituzione che hanno ben compreso la loro valenza sovversiva del sistema democratico.
Alla confisca dei beni patrimoniali prevista dall’articolo 416-bis e al loro successivo riutilizzo sociale, previsto dalla legge 109 del 1996, hanno risposto sempre di più investendo nei mercati finanziari internazionali e affinando le tecniche di intestazione dei beni a prestanomi non facilmente individuabili.

Come si può fermare la commistione tra economia, società, politica e cultura mafiosa che contamina l’Europa?
Con strumenti di tipo legislativo, come l’adozione di una normativa capace di tracciare e di bloccare il flusso di capitali illeciti che rendono indistinguibile il confine tra economia legale e quella illegale.
In pratica, se nel corso degli anni singoli o società hanno dimostrato poca o nulla capacità contributiva o reddituale, si deve procedere al recupero del maltolto.
Ma questo non basta. C’è bisogno di recidere il legame tra economia e politica sana o presunta tale e sistemi mafiosi. C’è bisogno che il nostro paese si liberi dal cancro della corruzione e della politica degli affari sporchi.

Che mezzi ci sono per diffondere la cultura della legalità?


C’è bisogno di più etica e di meno corruzione. C’è bisogno di buona politica. Le mafie sono la massima espressione dell’egoismo e della violenza. C’è bisogno di buone pratiche e di tanta fatica. Le scorciatoie su questo fronte non portano da nessuna parte.
La giustizia deve essere il fine e non ci sarà mai giustizia fin quando gli esseri umani non saranno liberarti dal bisogno. È sui bisogni disconosciuti delle persone e sull’assenza di diritti che le mafie costituiscono i loro imperi. Quindi, sviluppando i diritti e soddisfacendo i bisogni si fa terra bruciata alle mafie, ma, come sostiene don Luigi Ciotti, il tutto non funziona senza l’assunzione da parte di tutti noi della nostra quota di responsabilità.


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