Gustavo Raffi, Libero Muratore e Libero Professionista

Scritto il 12/11/2012, 01:11.

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Il Gran Maestro Raffi:

“Vi racconto la Massoneria, scuola di pensiero che educa a essere cittadini”.

Tutti lo conoscono come il Gran Maestro della Primavera. Avvocato, classe 1944, cromosomi ravennati, Gustavo Raffi lega il suo nome al Grande Oriente d’Italia, la più antica Comunione massonica italiana.

Lo vedi all’alba camminare con la mazzetta dei giornali e il mezzo toscano tra i denti. Chi ha passeggiato con lui almeno una volta nel vento del Vascello, non lo lascia più. Se lo ritrova Fratello di vita.

È stato iniziato nel 1968, e dal 1970 è Maestro Libero Muratore. Fondatore della Loggia “La Pigneta” di Ravenna, della quale è stato più volte Maestro Venerabile, è stato membro della Corte centrale del Grande Oriente per il quinquennio 1985-90 e ha ricoperto la carica di presidente del collegio dei Maestri Venerabili dell’Emilia Romagna per due mandati.

Quindi Grande Oratore dal 1990 al 1993. Dal 1999 è Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia – Palazzo Giustiniani, carica che manterrà fino al 2014.

La abbiamo incontrato al Vascello, per un colloquio su società, valori e libertà di pensiero.

Nel suo ultimo libro, “In nome dell’Uomo”, si legge che il sogno dei Liberi Muratori “è quello di costruire un mondo in cui il compimento pieno dei diritti costituisca il punto di partenza e non quello di arrivo”. Alla luce di questa considerazione, rispetto alla società di oggi, a che punto siamo nella realizzazione di questo sogno?

La Massoneria è una scuola di pensiero e di vita. Una grande avventura di laicità positiva, per lavorare all’unica rivoluzione sempre possibile per l’uomo: quella personale.

Siamo in cammino, come ogni uomo libero. Anche per vedere la terra di confine tra illusioni e certezze, occorre porsi in viaggio. Prendere una bisaccia di umiltà e andare alla ricerca di una propria filosofia vivente disposta a guardare l’uomo nella sua interezza, e con qualsiasi vento.

La Massoneria è un moltiplicatore di energie positive, vuole mettere in sinergia esperienze e intelligenze per dare un contributo attivo alla società di cui è parte viva. Le sfide che ci attendono sono tante: dalla bioetica alla libertà di pensiero, fino ai grandi temi della laicità, dell’ambiente, delle relazioni tra i popoli.

Guardiamo al futuro con speranza, pronti sempre a ricostruire anche sulle macerie, perché si faccia strada al dialogo. Nessuna garanzia sul traguardo, ma per chi è veramente libero nel suo cuore e dunque nei suoi sogni, mai vi sarà ritorno sulle posizioni precedenti. Per tutti vale un verbo: continuare a cercare.

Parlarsi oltre le differenze, credere all’unico Pantheon che è l’umanità. Per questo migliaia di giovani bussano alle porte del Tempio. Cercano una luce che non si consumi tra facili promesse.

Non è un caso che l’impegno del Grande Oriente d’Italia sia culturale ed etico e che sia rivolto al dialogo e all’educazione. Vi definite ‘un’agenzia etica’ che forma cittadini responsabili. Nella società civile che funzione deve avere la scuola dell’obbligo, il “luogo dove si formano i cittadini del domani”?

La forza di un Paese civile è la verità: servono infrastrutture morali, onestà intellettuale di analisi. La scuola pubblica è palestra di formazione, perché educa a essere cittadini veri, non sudditi. A passare da una cittadinanza dispersa a una cittadinanza intensificata, sociale e responsabile.

La mancanza di etica e l’inciviltà si supera con la cultura ragionata, con l’impegno pubblico che costruisce alternative e diritti, e riscopre il valore della conoscenza.

La scuola deve essere pilastro del futuro. Il segreto del moderno sta nella capacità di coinvolgere persone e storie di diversa provenienza per un nuovo progetto civile che non è fuga dagli ostili contemporanei, ma significa trovare e vivere un tema imperioso, una ragione forte di impegno.

Occorre trovare il ‘vincolo’ come insegnava Giordano Bruno, e impegnarsi subito. Uscire da una diffidenza diffusa che è moneta per gli stolti e si traduce in un perenne rintanarsi, aspettando soluzioni messianiche.

Viene alla mente la ‘parabola della freccia’. Il discepolo pretende che il Buddha risponda a domande sul cosmo o sulla vita dopo la morte. Allora l’Illuminato racconta di un uomo che, colpito da una freccia avvelenata, rifiuta di farsela togliere finché non sappia chi l’abbia tirata, da dove venga, di che legno sia fatta, rischiando così la morte. Anche oggi, non c’è tempo per perdersi nel conformismo o aspettare ancora: è l’ora di un nuovo scatto di reni, è tempo di premiare il merito e la ricerca di soluzioni condivise.

Risvegliamo il coraggio, ribelliamoci, muoviamoci in prima persona, non tollerando più le illegalità.

Le scuole e le università, i laboratori di ricerca e i luoghi della crescita civile, sono i nostri ponti gettati sul futuro.

L’art. 18 Cost. proibisce le associazioni segrete “che, per tenere celata la propria sede, per non compiere alcun pubblico atto che accerti della loro esistenza, per tenere nascosti i princìpi che esse professano, devono considerarsi associazioni segrete e come tali incompatibili con un regime di libertà”. Massoneria: società segreta o società trasparente?

In più occasioni ho avuto modo di chiarire che non si deve confondere un modello organizzativo dettato, dalle condizioni storiche, come una scelta ideologica.

La Massoneria è stata segreta nel periodo risorgimentale, quello che precede l’Unità d’Italia, nei territori ove regnava l’assolutismo, in quanto l’appartenenza avrebbe provocato il carcere o messo a repentaglio la vita dei suoi membri. Per le stesse ragioni lo fu durante il fascismo, come d’altra parte fu scelta obbligata per i partiti contrari al regime.

In democrazia la segretezza non ha ragione di esistere e viola le leggi dello Stato. Mentre il diritto del singolo alla riservatezza è garantito dalle leggi, per i dirigenti a livello nazionale, regionale e locale si impone la trasparenza: scelta, quest’ultima, che il Grande Oriente ha intrapreso senza tentennamenti.

In un momento di decadenza come quello attuale, la nostra Istituzione è un riferimento sicuro per chi cerca un confronto vero, una agorà per spiriti liberi alla ricerca di senso.

Non abbiamo nulla da nascondere: noi viviamo nella società, siamo parte della società. Uomini del dubbio che sanno vivere e fare scelte.

Sovente sentiamo ripetere che non si deve parlare né di politica né di religione, ma tutto è politica e religione. Quando Aristotele parlò dell’uomo, lo definì un animale politico non già perché fosse iscritto ad un partito, ma per la semplice ragione che viveva nella polis, nella società.

Il Massone deve affrontare i problemi dell’Uomo e della sua dignità, della sua verità e libertà e di questa in particolare si deve occupare, altrimenti vive in un museo con gente che si maschera o si gratifica con titoli altisonanti, muovendosi come in uno zoo tra razze in estinzione.

Non è una storia che ci appartiene. Occorre spezzare, come abbiamo fatto, questi cerchi autoreferenziali. In questi anni abbiamo abbattuto muri di diffidenza, e riparato qualche vigna, accogliendo gente di pensiero con cui abbiamo fatto un tratto di strada.

Ci si confronta, disposti ad incontrarci con altre storie e appartenenze, pronti a spiegare chi siamo e cosa vogliamo. A viso aperto. Lo abbiamo fatto, è stato semplice. E abbiamo incontrato tanti amici lungo il viaggio. Un percorso che non finisce.

Per restare in tema di Costituzione, si può dire che la Costituzione italiana sia stata fatta in nome dell’Uomo dal momento che molti padri costituenti erano Massoni?

In nome della dignità dell’Uomo.

Tra i settantacinque membri c’erano ben sette-otto massoni e in sede di assemblea Costituente un terzo del totale era composto da componenti della Libera Muratoria.

Senza contare che il presidente e padre della Costituzione, Meuccio Ruini, era massone, così come il vice-presidente dell’Assemblea, Giovanni Conti.

Uomini che amavano l’Italia e ragionavano su pensieri lunghi, senza interessi personali. Da queste figure viene una lezione di impegno per l’altro che è giusto ricordare.

Ma il nostro compito non è celebrare il passato, brindando alle glorie. È invece quello di contribuire a risolvere le confusioni di oggi.

In questo percorso la cultura è trincea, resistenza e futuro. Perché il cittadino chiede verità, oltre la frammentazione, per costruire insieme. Identità e pensiero rispetto ad apparenza e recita. C’è bisogno di Maestri veri. Svegliamoli dal silenzio.

Link al sito del Grande Oriente d’Italia 

 

 

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