Avvocati liberi e liberalizzati

Scritto il 23/01/2012, 09:01.

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L’autonomia e l’indipendenza dell’avvocato sono le due reali prerogative preoccupantemente a rischio nella liberalizzazione varata venerdì scorso 20 gennaio 2012 dal Governo senza alcuna preventiva riflessione armonizzatrice con il preesistente sistema di leggi organiche a disciplina del nostro settore.

Liberalizzare l’attività di difesa vuol dire che al cittadino vengono proposti professionisti legali in massa e a prescindere dalla qualità della preparazione tecnica che di regola può essere garantita soltanto sulla base di una professionalità acquisita nel tempo e sotto la vigilanza degli organi preposti.

L’abolizione delle tariffe produrrà giustamente l’effetto vantaggioso di favorire le fasce giovanili di professionisti ma servirà soprattutto a farne beneficiare le fasce degli Avvocati più esperti che potranno liberamente far lievitare in maniera incontrollata il costo delle loro prestazioni più sofisticate soprattutto dinanzi alle magistrature superiori con conseguente aggravio economico in danno ai cittadini che necessiteranno di professionisti di esperienza ultraventennale.

Spesso il Cliente giunge con urgenza in studio per resistere a provvedimenti giurisdizionali di particolare onerosità e con termini processuali a breve scadenza; le tariffe appena abrogate costituivano un calmiere alla selvaggia richiesta ai cittadini di cifre esorbitanti (che ora è diventata lecita) e era tesa ad evitare la circolazione di parcelle esageratamente incongrue perché l’equa determinazione degli onorari andava commisurata ad un parametro massimo (non solo minimo!) di riferimento.

Non in tutti i campi l’età giovanile rappresenta un vantaggio perché il praticante-neoavvocato che investe sotto giuramento nella libera professione intellettuale più nobile deve sapere che al sacrificio iniziale che può durare oltre dieci anni, corrisponderà poi la necessaria esperienza di crescita anche economica, nel rispetto delle regole deontologiche a tutela del Cliente, prima che del proprio fatturato.

E’ vero che l’enorme numero degli avvocati iscritti negli ultimi quindici anni ha fatto perdere il controllo della situazione, ma è altrettanto vero che quando si rompe un argine, quello di favorire l’alluvione definitiva anziché contenerla non può certamente essere considerata “la soluzione”; l’avvocatura non è – né potrà mai diventare – un centro di raccolta per disoccupati, se non in danno al Cliente che affida la sua vita economica e personale alla gestione di un avvocato inesperto.

In conformità ai sistemi anglosassoni, molti valenti Colleghi, scelgono la strada della magistratura onoraria e – da ultimo – la carriera di mediatori; grazie all’ennesima novellazione del codice di rito, per eliminare il mostruoso arretrato civile, sono già infatti aperte le nuove “candidature” rivolte agli avvocati per lo svolgimento di ulteriori funzioni di supplenza giudicante, peraltro dietro corrispettivi imbarazzantemente bassi; c’è allora da chiedersi come mai – anche in questo caso – il “mondo giustizia” non riesce proprio a fare a meno dell’Avvocato che, evidentemente, anche nello smaltimento dell’arretrato giudiziale nei tribunali, riesce meglio, abituato alla gestione delle perentorietà dei termini e vocato alla soluzione dei problemi, proprio di tutti, a questo punto.

Ecco perché il ruolo sociale dell’Avvocatura nel pieno ed esclusivo esercizio del diritto di difesa garantito dall’art. 24 della Costituzione è indiscusso; presto il cittadino lo dovrà comprendere, ma a sue spese, purtroppo.

Avv. Laura Vasselli

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2 commenti su “Avvocati liberi e liberalizzati”

  • 9 Settembre, 2012, 15:37
    Avv. Laura Vasselli

    Mi sono riletta dopo 8 mesi e mi pare che, pur esendo ormai vicini alla data del parto, non sia cambiato granché…..

  • 24 Febbraio, 2013, 17:43
    Avv. Laura Vasselli

    Con la riforma della professione forense appena varata, i necessari cambiamenti sono in piena azione, sia da parte delle istituzioni forensi che degli iscritti.

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