L’uxoricidio come violenza di genere

Scritto il 15/12/2012, 01:12.

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La riflessione sulla violenza di genere viene solitamente affrontata partendo da una prospettiva politico sociale.

In questa sede, tuttavia, ci soffermeremo sull’analisi di tale problematica soprattutto in chiave psicologica e psicopatologica.

Questa lettura potrebbe essere d’aiuto sia nella valutazione dei segnali di allarme, sia nella comprensione più profonda di un fenomeno che, sempre più, sta scuotendo gli animi nella nostra realtà attuale.

La violenza dell’uomo origina per lo più da un sentimento di fragilità considerata inaccettabile, e rappresenta, per molti, un tentativo di controllo estremo sulla percezione di umiliazione.

I risultati di numerose ricerche dimostrano che, a fronte di una tendenza delle donne e degli uomini a essere egualmente conflittuali, la percentuale di crimini violenti è tutta a carico dei maschi (90%).

Nel campione di uomini che sono stati considerati da Edwards et al. (2003), i disturbi di personalità che avevano un’incidenza importante negli assalti (80-90% a fronte di un 15% nella popolazione normale) erano i disturbi antisociali e borderline, perciò, in un certo senso, possiamo considerare queste diagnosi psichiatriche come indicatori, se non addirittura come fattori predisponenti, della violenza contro le donne.

La violenza legata ai disturbi di personalità, tuttavia, non è l’unico tipo di abuso; è possibile, infatti, distinguere ulteriormente tra le tipologie che seguono:

1. Violenza impulsiva preterintenzionale (è presente l’intenzione di fare del male ma non di uccidere, la morte è conseguenza di un’azione che “precipita”).

2. Violenza meramente impulsiva (l’intenzione di uccidere è presente solo nel dato momento).

3. Violenza strategica o paranoidea (è presente un piano omicidiario preparato e organizzato).

4. Violenza di gruppo.

5. Violenza da fallimento della grandiosità narcisistica (il delitto viene perpetrato in seguito alla percezione di “essere sfidati” da un essere ritenuto in qualche modo “inferiore”).

6. Violenza per opportunità (la donna, vissuta come “oggetto”, non soddisfa più, o crea un impedimento, quindi, si ritiene di doverla “eliminare”).

L’epilogo peggiore della violenza perpetrata ai danni di una donna è quello che si verifica in ambito intrafamiliare ed è noto con il nome di uxoricidio.

Nel diritto penale italiano tale tipologia costituisce un’aggravante dell’omicidio stesso e le motivazioni che vi sottendono sono, non di rado, connesse alla gelosia o al timore dell’abbandono, ad esempio in seguito all’espressione della volontà della moglie di interrompere il rapporto coniugale.

Un’altra motivazione, non infrequente, nei casi di uxoricidio è quella legata all’“onore”, leso, nell’ottica del reo, dall’infedeltà, vera o presunta, della coniuge.

In molte società l’uxoricidio è considerato, erroneamente, meno grave di altre forme delittuose, specialmente in casi di adulterio accertato.

Anche in Italia, fino all’abrogazione con L. n. 442 del 5 agosto 1981, il cosiddetto “delitto d’onore”, era sanzionato con pene attenuate rispetto a delitti analoghi di diverso movente.

In conclusione, quindi, sempre maggiore considerazione viene riservata ad un evento criminoso che, spesso perpetrato all’interno delle mura domestiche, assume notevole rilevanza non solo sul piano giuridico, ma anche su quelli morale e sociale.

Dr.ssa Flaminia Bolzan Mariotti Posocco

www.logichecriminali.com

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