Mediazione familiare, perché no?

Scritto il 10/04/2012, 08:04.

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La prima volta che ho sentito parlare di Mediazione familiare parlavo un’altra lingua.

Venivo da una formazione giuridica volta alla soluzione efficace delle controversie, sia giudiziale che stragiudiziale: atti, pareri, colloqui, udienze e qualche transazione che tendeva a chiudere la disputa tra le parti lavorando sulla linea dell’opportunità, dell’interesse. L’avvocato cura gli interessi del suo assistito. Propone e attua soluzioni per vincere la causa.
Ma davvero il mediatore può operare sui bisogni di entrambe le parti? Sì, e difatti la prima grande differenza che notai tra il raggio d’azione dell’uno e dell’altro era in queste due parole: “interesse” – “bisogno”.

È appunto nella prospettiva del bisogno – prospettiva assai diversa da quella dell’interesse – che il mediatore familiare agisce quando si trova in seduta, ascoltando e interagendo con i clienti; è nel fissare e nel facilitare ciò che le parti vogliono dirsi che risiede il suo compito di “circolatore” di comunicazione, affinché vengano alla luce i loro bisogni, i loro dubbi e le possibilità di scelte non espresse fino a quel momento.

L’altra grande differenza sta nell’epilogo: la soluzione del conflitto viene dai clienti mai dal mediatore, il percorso di mediazione porta gli interessati a trovare la loro miglior scelta, condivisa, quindi, più duratura. Certo, non nego la complessità di un procedimento che vuole i clienti al centro del sistema.

Nella Mediazione non ci sono parti in attesa della decisione di qualcun altro, un giudice ad esempio, ma protagonisti di ciò che accade, in grado di cambiare in meglio ciò che fino a quel momento non si è rivelato positivo nelle loro vite.

Delegare, a volte, può sembrare più facile. Ma se si parla della propria vita e di prendere in mano decisioni che possono migliorare quella vita in futuro, per rasserenare se stessi e i propri figli (qualora ce ne fossero), forse, è il caso di fare uno sforzo.

Il litigio è poi così importante? Perpetuarlo nel tempo porta una soddisfazione così irrinunciabile?

Non avere più un nemico nell’altro coniuge è una delusione che non trova consolazione?

Neppure se sull’altro piatto della bilancia c’è un’altra vita da organizzarsi senza rancore?

Aggiungo soltanto un ultimo pensiero a chi associa la Mediazione familiare alla parola “ricongiungimento”.

La Mediazione non vuole ricongiungere, ma c’è modo e modo di essere “disgiunti”! La scelta è tra continuare a collezionare litigi e tensioni, o chiarire le proprie intenzioni per rinvestire sul futuro.

E allora la Mediazione, perché no?

Dott.ssa Sabrina De Masi

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