Riflessioni di un avvocato amministrativista sulla disastrosa situazione economica dell’Italia d’oggi

Scritto il 10/04/2012, 09:04.

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In qualità di avvocato amministrativista anziano (questo è per me il 29° anno pensionabile), mi sono state chieste due riflessioni sul perché l’Italia si trovi in una disastrosa situazione economica e se, per caso, sia anche colpa di qualche legge.

In realtà, a me sembra, che la responsabilità è di tre sole leggi riguardanti le P.A.: il D.p.r. 616 del 1977 e la legge 584 del 1977 (con la successiva L. 3/1/1978 n. 1).

Il fatto che chi scrive ricordi queste 3 leggi (le ultime 2 oramai abrogate) e la prima – sebbene ancora vigente – in molte parti superata, dimostra il grado di vetustà dell’autore del presente articolo.

Fino al D.p.r. 616/77 in Italia esisteva 1 solo Ministero dei Trasporti, 1 solo Ministero del Commercio, 1 solo Ministero della Sanità, etc., etc., tuttavia il suddetto D.p.r. istituì le Regioni quali entità autonome, creando di fatto 20 “piccole repubblichette” ognuna con 20 Ministeri che si chiamano Assessorati Regionali (dei Trasporti, del Commercio, della Sanità etc.).

Questo fatto ha determinato la moltiplicazione per 20 di quella che era l’originaria spesa statale e proprio perché le Regioni vennero istituite operativamente dal 1980 (nel giugno di quell’anno andammo a votare per la prima volta per le elezioni regionali) fu proprio dall’inizio di quegli anni Ottanta che il debito pubblico italiano cominciò a lievitare. Si noti bene che le Regioni non sono di fatto sottoposte a nessun controllo centrale per ciò che riguarda il proprio ambito di spesa a livello politico-istituzionale, sfuggendo al controllo contabile della Corte dei Conti, in quanto attività insindacabili.

Il secondo motivo dell’attuale “macigno” del debito pubblico – pari a 1.900 miliardi di euro – è dovuto alle altre 2 leggi.

Fino agli anni Settanta lo Stato poteva realizzare in proprio (oggi è di moda dire “in house”) tutte le varie opere pubbliche attraverso gli allora ottimi Provveditorati alle Opere Pubbliche, sennonché proprio in quell’epoca cominciò la “marcia di avvicinamento” all’Europa, sicché l’Italia ebbe la malaugurata idea di entrarvi omettendo di far presente le proprie peculiarità.

Proprio perché l’Europa costringe le singole Amministrazioni ad appaltare all’esterno la realizzazione delle opere pubbliche, attuando il regime della “libera concorrenza”, per prima la legge 584/1977 stabilì che dovesse essere seguita la strada dell’appalto esterno per tutte le opere di pubblica utilità (la legge 3/1/78 n. 1 immediatamente successiva accelerò il suddetto iter), per cui – data la concessa autonomia ai singoli enti locali – questi ultimi si sbizzarrirono a costruire migliaia e migliaia di opere pubbliche o mai terminate e lasciate a metà oppure terminate ma di fatto mai utilizzate o sottoutilizzate, spendendo così centinaia e centinaia di milioni di euro ogni anno.

Ecco! Questa è la vera chiave di volta del perché e per come si sia formato il colossale debito pubblico, che ci ha permesso di vivere bene negli anni 80, abbastanza bene negli anni Novanta, così così negli anni Duemila e male nell’attuale decennio (i debiti prima o poi bisogna pagarli).

Avv. Marco Valerio Santonocito

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